mercoledì, settembre 04, 2013

Lara

Quando non è impegnata a saltare da vertiginosi burroni o a conficcare una picozza in titanio tra le scapole di un malcapitato aggressore, Lara non rimane immobile.
Osserva curiosa in ogni direzione, studiando l'ambiente. Si sistema la coda, massaggia la ferita procuratasi nel fianco ad inizio avventura e, in un gesto di inusuale tenerezza per un personaggio tanto tosto, si abbraccia, come per scaldarsi e trovare un po' di conforto in una situazione così ostile.

Verrebbe voglia di sussurrarle qualche dolce parola di conforto, di darle una carezza sulla guancia, se non fosse che dopo qualche secondo la magia si rompe.
Il movimento si ripete, non perfettamente uguale, non nello stesso ordine, ma con una ripetitività ritmica sufficiente a svelarne la natura artificiale.

E mentre Facebook in questi giorni è diviso equamente a metà tra chi si lamenta della fine delle ferie e chi risponde piccato di non averle nemmeno fatte, quando un terzo dei post esamina il parametro zero di Kakà e una percentuale ancor più alta di interventi fa pronostici su chi guiderà la Microsoft nella produzione di smartphone coloratissimi, mi ritrovo a chiedere a lei l'impossibile.

Un gesto diverso da quelli programmati. Uno sguardo verso la telecamera. Un breve istante di capelli al vento, ottenuto mettendo l'elastico tra le labbra per il tempo necessario a sciogliere qualche nodo e a massaggiarsi la nuca. Fai qualcosa di inaspettato, Lara.
Non chiedo tanto. Stupiscimi.


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