giovedì, novembre 17, 2011

Master Chief

Guardo Masterchef e vedo che c'è un sergente dell'areonautica il cui sogno è fare il cuoco. Ovvero sogna di passare da un lavoro ben pagato, in cui probabilmente non fa un cazzo da mane a sera (visto che in missione in Iraq ci va probabilmente il 10% dell'esercito attivo) per passare ad uno in cui si inizia alle 9 e ci si fa un culo spettacolare fino alle 24, tipicamente 6 giorni a settimana, rimanendo a casa il lunedi. Lavorando spesso a Natale, Capodanno e durante altri avvenimenti altrettanto religiosi, tipo la finale di Wimbledon. Sogna di farlo perché migliaia di persone vedono nella cucina un impegno creativo che è più passione che raziocinio. Vedono un mondo di piatti creati per commensali brillanti ed estasiati, nel ristorantino di provincia per intenditori o nel grande ristorante stellato. Ed è un sogno lecito, perchè le passioni non si scelgono con la testa, valutando la sbatta e la probabilissima eventualità di finire a fare il cuoco anonimo in un catering tra licenze medie e poveretti senza permesso, ma è un sogno che mi crea un problema:io in 'sto magico mondo della ristorazione ci ho passato vent'anni. Non facendo il cuoco ma servendo da bere ad un botto di gente estasiata e brillante. Arrivato al lavoro non mi sedevo alla scrivania a smistare le mail, ma tipicamente mi mettevo a strappare la menta per i mojito di una festa elegante, o servivo il cappuccino a Van Basten. E dopo vent'anni, tutto 'sto glamour e 'sta creatività sociale mi ha anche un pò sfragnato la fava. Ed è qui che sorge il problema, perchè ora, a quarant'anni, ho una idea piuttosto vaga di quello che vorrei fare. L'astronauta probabilmente, o forse i testi delle canzoni di Tori Amos. Oppure il commentatore delle partite di Federer, magari scrivendo la trama del prossimo Doom tra un torneo e l'altro. Magari potrei assemblare PC bellissimi per Cruise e Clooney, oppure aprire una concessionaria di moto a tre ruote. In Alaska. Insomma, è un cazzo di problema e Masterchef non offre soluzioni.

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